Ecco alcuni suggerimenti per tutti voi, mamme e papà.

Non è il vostro lavoro crescere un atleta professionista, il vostro lavoro è crescere un ragazzo con passione, etica del lavoro e giusta attitudine.

Il successo sportivo di tuo figlio non indica che tipo di genitore tu sia.

Avere un figlio che è allenabile, rispettoso e un ottimo compagno di squadra, ecco quello è il riflesso del tuo lavoro di genitore.

Cerca di capire che questo è il percorso di tuo figlio, non il tuo, e non cercare di vivere attraverso di esso, ma cerca di essere un genitore che supporta e incoraggia il proprio ragazzo.

È vero, gli allenatori favoriscono alcuni ragazzi ad altri. Essi favoriscono coloro che danno alla squadra le maggiori possibilità di vincere, si comportano bene, lavorano duro tutti I giorni in allenamento e comprendono il loro ruolo nella squadra. Se pensi che all’allenatore non piaccia tuo figlio, allora è molto probabile che a lui manchino alcune di queste caratteristiche.

Durante la partita gli allenatori voglio vincere, vogliono disperatamente vincere. Se tuo figlio aiuterà a vincere allora giocherà, se non ne è in grado allora non lo farà. L’allenatore è in una posizione che gli permette di determinare i minuti di ragazzi molto meglio di quanto possa fare tu.

Per favore smetti di allenare tuo figlio dalle tribune, l’unica voce che dovrebbe ascoltare durante la partita è quella di uno dei suoi allenatori. Esulta quanto vuoi, ma non istruirlo su cosa deve fare, non è il tuo lavoro.

Io so che tu ami tuo figlio più di qualsiasi cosa al mondo e che vorresti sempre il meglio per lui, ma il lavoro dell’allenatore è quello di scegliere il meglio per la squadra. Quello che tu vuoi per tuo figlio e quello che è meglio per la squadra non è sempre la stessa cosa.

Non dovresti MAI chiedere di discutere il minutaggio, la strategia e gli altri giocatori con l’allenatore di tuo figlio. Queste tre questioni sono indiscutibili. Dovresti incoraggiare tuo figlio a comunicare e a chiedere qualsiasi domanda egli abbia direttamente all’allenatore. Chiedi un incontro: bene, tu dovresti parteciparvi, ma il dialogo dovrebbe essere solo tra l’allenatore e tuo figlio.

Per favore non prendere il posto dell’allenatore in macchina dopo la partita o a cena, esprimendo commenti superficiali e aggressivi del tipo “il tuo allenatore non sa che cosa sta facendo” o “dovresti giocare di più”. Non mettono a suo agio tuo figlio e lo spingono ad avere un cattivo carattere, puntare il dito contro gli altri e cercare scuse. Tutto ciò è inaccettabile.

Se tuo figlio non gioca quanto pensa di meritare o se perde una partita molto dura, usa questa opportunità come un potente strumento di insegnamento. Insegnagli come controllarsi, insegnagli che ciò che farà in futuro potrebbe garantirgli risultati differenti.

Smetti di urlare contro gli arbitri, fornisci un cattivo esempio e ti fa sembrare un matto. Gli arbitri stanno facendo il meglio che possono, solitamente sono in una migliore posizione e hanno una maggiore comprensione delle regole che permette loro di fare la chiamata più corretta rispetto a te.

Non costringere il tuo ragazzo a tirare di più o a fare più allenamenti. Sceglie di farlo per conto sue? Bene, allora supportalo. Sceglie invece di fare sempre il minimo sindacale? Ok, allora dovrà fare i conti con un’importante lezione di vita quando verrà tagliato dalla squadra o non giocherà i minuti che desidera.

È veramente improbabile che tuo figlio giochi mai da professionista, infatti statisticamente è addirittura bassissima la probabilità che giocherà al college. Quindi permettigli di godersi la sua avventura, i suoi giorni da giocatore passeranno molto in fretta e potrebbero finire prima di quanto immagini.

 

Alan Stein

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